“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.“
Winston Churchill
Non è una bella frase questa che ci rivolse Winston Churchill, ma dobbiamo ammetterlo che anche in questo campo non sbagliava.
Visto che siamo in un periodo dove si parla molto di guerra cerchiamo di alleggerire parlando anche di calcio dopo che la nostra Nazionale ha subito una sconfitta con la Norvegia che rischia di farci saltare il Mondiale per la terza volta consecutiva!
Intanto abbiamo assistito ad una cosa incredibile… il CT della Nazionale ha comunicato il suo licenziamento di fronte ai giornalisti prima che questo venisse ufficializzato da chi l’avrebbe dovuto comunicare… poi nella partita con la Moldavia non abbiamo certo fatto una partita eccezionale e infine siamo alla ricerca di un nuovo CT.
Vediamo di mettere le cose in ordine e diciamolo subito: NON È un problema di conduzione tecnica, non è responsabilità dell’Allenatore e penso che sia sbagliato e nocivo pensare che il problema sia risolto con il cambio dell’allenatore.
Se si vuol risolvere un problema il primo passaggio fondamentale è raccontarsela onestamente come possiamo fare qui dove non c’è la necessità di fare titoli per vendere…siamo veramente sicuri che i nostri giocatori siano i migliori del mondo come ci raccontano molte testate giornalistiche sportive appena fanno due partite di seguito sufficienti?
Ma allora perché ci sono giocatori italiani che non riescono a giocare titolari nei Club di prima fascia del nostro Campionato?
Nello stesso tempo ci sono le nazionali giovanili come l’Under 19 Campione europea 2023, Under 20 finalista mondiale 2023, Under 21 sempre con ottimi risultati, ora è qualificata per Europeo di giugno 2015 in Slovacchia e poi perché gli stessi giocatori non li vediamo più crescere?
Non ci sono delle responsabilità strutturali da parte della Federazione?
Come facciamo a ricreare una Nazionale competitiva nel momento in cui in ogni squadra di serie A giocano pochissimi se non zero italiani?
Come al solito le cose nella realtà sono molto più complicate e non si può andare avanti per slogan; quindi, occorrerebbe anche un maggiore potenziamento di contributi per chi ancora ha i vivai giovanili e le scuole calcio.
Premesso che non si può imporre dei vincoli sui comunitari e con la premessa che La FIGC lavora bene con le Nazionali giovanili (U15, U17, U19, U21), è evidente che c’è uno stacco enorme tra il livello giovanile e l’accesso stabile in Serie A, dove i giovani italiani giocano appunto pochissimo.
Dal 2008, l’UEFA ha introdotto il concetto di giocatori “formati localmente”:
Ogni club deve presentare una rosa di massimo 25 giocatori.
Di questi, almeno 8 devono essere “homegrown”, cioè:
4 formati nel vivaio del club (almeno 3 anni tra i 15 e i 21 anni)
4 formati nella federazione nazionale (ma non necessariamente nello stesso club)
Questo sistema non discrimina per nazionalità, ma favorisce i vivai nazionali.
Perché non viene usato/introdotto anche in Italia? O meglio, perché viene non completamente adottato?
Articolo pubblicato anche su nicolaporro.it
Riflessioni interessanti. Nn seguo molto il calcio e quindi nn ne capisco un granché, MA la riflessione che nelle squadre nazionali ci sono spesso pochi, pochissimi “homegrown” l’ho fatta tante volte.